A qualche galassia di distanza dalla Terra, dicono si trovi un pianeta che non è tanto conosciuto né studiato. Probabilmente non lo avete mai sentito nominare. Non lo troverete nei libri di scuola o su wikipedia, ma nonostante questo fidatevi, esiste.

È un pianeta che assomiglia alla nostra Terra per certi versi. Si chiama il pianeta “ChiVaLà”. I suoi abitanti non sono poi così diversi da noi uomini. Mangiano come noi, parlano come noi, pare sudino e si lavino proprio come noi.

Non tutto però è uguale uguale uguale a quanto accade sulla Terra. Su ChiVaLà il tempo scorre in modo diverso rispetto al tempo umano, d’altronde si trova a qualche galassia di distanza da noi. Il tempo lì  scorre in modo talmente lento che sembra quasi non scorrere per niente.

Gli abitanti di ChiVaLà, comprensibilmente, sono quindi persone estremamente abitudinarie. Il tempo è così lento che è quasi impossibile percepire i cambiamenti: le cose cambiano anche lì, le persone crescono anche lì, così come le piante e gli animali, ma avviene tutto in modo così lentosamente lento, che per gli abitanti di ChiVaLà è come se le cose non cambiassero proprio mai.

Come spiegarvi questo strano fenomeno? Ah sì, ecco un buon esempio: avete presente quando, da bambini, i parenti a Natale – che non vedevate dal Natale precedente, come quasi tutti i bravi parenti – si meravigliavano di come vostro fratello o vostra sorella fossero cresciuti in altezza? E avete presente di come vi meravigliavate voi della loro meraviglia? Perché magari vostro fratello o vostra sorella erano veramente cresciuti di 23 cm in quell’anno, ma voi che ci vivevate insieme ogni giorno, talvolta vostro malgrado, li vedevate ogni giorno, e quindi per voi le cose sono semplicemente diventate così, non è che li abbiate visti veramente “cambiare”. Beh un fenomeno simile, se sono riuscita a spiegarmi, è quello che succede agli abitanti di ChiVaLà.

Nulla “cambia” per loro.

La parola stessa “cambiamento” non l’hanno probabilmente mai sentita pronunciare.

Un altro fenomeno particolare, legato a questo scorrere lentissimo del tempo, è che anche il meteo nel pianeta ChiVaLà è praticamente sempre lo stesso da quando è nato il primo ChiVaLàtese: una mite primavera, tendenzialmente soleggiata, in rarissimi casi giusto un pelino ventosa. Non so dirvi esattamente la ragione di questo strano “blocco del meteo”.

Già è difficile comprendere i fenomeni meteorologici della nostra galassia, figuriamoci quelli delle altre!

Comunque com’è o come non è, a ChiVaLà è così: sempre stesso meteo, praticamente sempre stessi abitanti che vedono, e fanno, le stesse cose, da secoli e secoli e secoli.

Come ormai tutti saprete però, un pianeta con tanti abitanti che mangiano, che sudano, che si lavano, che si spostano… insomma un pianeta come la Terra e come il pianeta ChiVaLà, è un pianeta che a lungo andare può diventare molto inquinato ed è un pianeta dove a lungo andare le risorse usate dai suoi abitanti possono iniziare a scarseggiare… e il suo equilibrio può quindi vacillare, perdonate la rima. Com’è o come non’è, è proprio quello che sta succedendo alla Terra e che è accaduto anche nel lontano ChiVaLà.

Il primissimo segno del vacillamento dell’equilibrio di ChiVaLà è arrivato dal cielo. No, non pensate ad angeli o divinità, quando dico “dal cielo” intendo proprio da quello che c’è sopra le teste.

Un giorno non diverso dagli abituali giorni, a ChiVaLà iniziarono a scendere dei fiocchi di neve. Neve. A ChiVaLà, dove la temperatura media era sempre, ma proprio sempre, stata tra i 20.3 ed i 20.5 gradi. Sempre. Ma non quel giorno. Quel giorno fiocchi di neve.

Vi lascio immaginare la reazione dei ChiVaLàtesi, che mai avevano percepito nulla di diverso intorno a loro da quando erano sulla terra… cioè da quando erano su ChiVaLà… insomma ci siamo capiti, da sempre.

Sgomento, stupore, orrore, terrore, panico! Non la presero molto bene ecco.

“Ma che cos’è questa roba bianchiccia e bagnaticcia?”

“Ci farà male?”

“Significa che sta arrivando la nostra fine?” arrivarono a domandarsi i più catastrofisti.

Insieme a queste reazioni di piuttosto comprensibile sbalordìo, iniziarono a manifestarsi altri problemi. Niente e nessuno a ChiVaLà era attrezzato per la neve. Nelle case ad esempio, dato il mite clime abituale, non esisteva alcun tipo di riscaldamento. Così come nelle scuole e negli uffici. Le strade, dato che mai ChiVaLà aveva conosciuto neanche un giorno di pioggia, figuriamoci di neve, non erano asfaltate. Non sapevano nemmeno cosa fosse l’asfalto. Le auto non possedevano tergicristalli, né tantomeno ovviamente catene o gomme da neve. I vestiti prodotti e venduti dai negozi erano leggeri e decisamente non impermeabili. A cosa servono dei vestiti impermeabili in un pianeta dove non piove?

Com’è o come non è, il pianeta ChiVaLà, e soprattutto i suoi abitanti, erano completamente impreparati di fronte a questo primo “cambiamento”. Non solo erano impreparati, erano proprio bloccati, non avevano idea di cosa fare… tutti… tranne uno.

Nella capitale di ChiVaLà iniziava infatti a diffondersi una voce. A quanto pareva, uno dei fornai della città, insieme a panini e pagnotte vendeva anche suggerimenti su come affrontare quei fiocchi bianchicci e bagnaticci che continuavano imperterriti a scendere dal cielo. Il fornaio era uno straniero, un immigrato, un espatriato… insomma, non era nato a ChiVaLà.

Veniva da un pianeta vicino, il pianeta VienQui.

Anche a VienQui il tempo scorreva lento come a ChiVaLà – si sa, galassia che vai, scorrere del tempo che trovi – e il meteo restava pressoché sempre uguale. A VienQui “sempre uguale” però corrispondeva a sempre tempesta di neve… non c’è da stupirsi che in effetti il fornaio abbia cercato riparo verso condizioni meteo meno irritanti. Essendo quindi l’unico abitante di VienQui immigrato a ChiVaLà, e dunque l’unico abitante di ChiVaLà ad aver mai avuto a che fare con quello strano fenomeno bianchiccio, venne subito osannato dai ChiVaLàtesi, e a ragion veduta, come massimo esperto planetario per far fronte a quel problema di neve.

Grazie ai suggerimenti del fornaio, a ChiVaLà iniziarono a comparire strade asfaltate, abiti in GoreTex, guanti, tergicristalli, soluzioni per riscaldare le case… addirittura, a un certo punto, sci e racchette da neve.

Bisogna dire che non fu per niente facile per gli abitanti di ChiVaLà accettare che il loro clima abituale stesse cambiando. Ancor più difficile fu mettere in atto le soluzioni pratiche che il fornaio aveva suggerito. Ancor ancor più lungo, complicato e difficile fu per loro comprendere che quel cambiamento nell’equilibrio del loro amato e abitudinario pianeta, arrivato sotto forma di fiocchi di neve, dipendeva sì dal trascorrere del tempo – cosa che già per loro era difficile da percepire, talmente lento era normalmente il loro tempo – ma dipendeva anche dalle loro assodatissime abitudini di abitanti.

Cambiare abitudini è spesso odioso e complesso per noi umani, figuratevi per i ChiVaLàtesi che mai e poi mai avevano pensato che nella vita si potesse “cambiare” qualcosa.

Eppure, anche se non lo percepivano, cambiavano, crescevano, si trasformavano e con loro anche il loro pianeta.

Se poi ci pensiamo bene, accorgersi che le cose stanno cambiando non è difficile solo per gli abitanti di ChiVaLà. Come nell’esempio dei commenti dei parenti a Natale, anche per gli umani è difficile cogliere i cambiamenti in chi ci è molto vicino.

Pensiamo ai genitori ad esempio… il loro bambino, che vedono, nutrono, curano e coccolano tutti i giorni… puf… un giorno diventa uno spilungone che risponde a grugniti e che scansa ogni tentativo di vicinanza o tenerezza. Beh, può far venire uno spavento niente male trovarsi in casa uno, che pare quasi esser diventato uno sconosciuto. Come se per la prima volta vedessero anche loro una moltitudine di fiocchi bianchicci e bagnaticci che casca dal cielo. Solo che in quel caso non ci sono fornai che vengono da altri pianeti che possono provare a spiegare cosa fare, o meglio, se anche ci fossero – e in effetti ci sono, a volte si chiamano insegnanti, altri educatori, altri ancora hanno il bizzarro nome di “specialisti” – è difficile accettare che quel bel bimbetto gioioso e affettuoso stia cambiando e diventando quasi un qualcun altro. Ancor più difficile è pensare di cambiare qualcosa nell’equilibrio del pianeta Casa, per cercare di attrezzarsi alla “tempesta”. E, proprio come  fu per gli abitanti di ChiVaLà davanti ai fiocchi di neve, ancor ancor più lungo, complicato e difficile può essere a volte pensare che alcuni dei cambiamenti dell’ormai non più pargoletto dipendono sì dal trascorrere del tempo e dal crescere, ma possono anche dipendere da alcune assodate abitudini che è faticoso pensare di modificare.

Un vantaggio però noi umani, genitori e non, ce l’abbiamo rispetto ai nostri cugini intergalattici. Il tempo noi siamo abituati a vederlo scorrere, sappiamo, perché lo vediamo, che dopo l’inverno arriva la primavera, che i semi diventano piante, che i bambini diventano ragazzi e che i ragazzi diventano adulti. Sappiamo che al tempo, che sia quello cronologico o quello metereologico, non ci si può che adattare, attrezzarsi per viverci insieme e fare del nostro meglio per capirlo e stargli “al passo” a modo nostro, coi guanti o con la giacca a vento a seconda del bisogno e del giorno… perché è giusto, e bello, rispettarlo il tempo, come è giusto e bello rispettare la Terra, conservando le sue primavere, i suoi autunni, le sue estati e i suoi inverni. Perché i climi sempre miti e le abitudini sempre uguali sono rassicuranti e piacevoli, ma anche sempre uguali e noiose. Perché i cambiamenti fanno formulare quesiti, ma prima di tutto – sulla Terra come su ChiVaLà – vanno capiti e, ancor prima, ascoltati.