Nella città di Registra, c’è un’usanza un po’ particolare. Ad ogni abitante, fin da quando è piccolissimo, viene affidato un piccolo registratore portatile, un apparecchietto chiamato Rec.

Sul Rec di ognuno vengono registrati momenti particolarmente belli – o, a volte, particolarmente brutti – della storia del suo proprietario, i suoi ricordi, ma anche frasi di altri che lo hanno particolarmente colpito o, ancora, pensieri propri o altrui. Il Rec poi fa automaticamente un mixaggio di tutto quello che registra e che ha registrato negli anni, per proporre al suo proprietario quasi ogni giorno una trasmissione nuova. Spesso tra un giorno e l’altro ed un periodo e l’altro avvengono delle ripetizioni, ci sono ricordi che il Rec propone più spesso in certi momenti che in altri, ma, normalmente, ogni abitante di Registra ha a disposizione un palinsesto di trasmissioni piuttosto varie, che peraltro cambia e cresce con lui. Le trasmissioni del Rec – ben dotato di auricolari – vengono ascoltate dagli abitanti di Registra in diversi momenti e con diversi scopi: per farsi accompagnare durante momenti felici, per farsi incoraggiare di fronte a delle sfide o delle difficoltà, per essere consolati durante momenti tristi… quando tutto funziona secondo le istruzioni e le normali modalità, il Rec rappresenta uno strumento molto utile.

Non è raro però che qualche Rec si intoppi… e lì possono sopraggiungere dei bei guai!

Per fortuna non mancano i negozi di riparazione e manutenzione. In uno di questi, il RiparaRec, un giorno entrò una ragazza con l’aria stravolta.

“La prego, può aiutarmi? Io non ne posso davvero più!” esclamò con sguardo sfinito rivolta al gestore del negozio. A lui spiegò che il suo Rec le ripeteva le stesse identiche frasi da, pensate un po’, 20 anni.

“Da 20 anni?” chiese il gestore incredulo. La ragazza confermò che era proprio così… beh, ammise, lei non ricordava che cosa le trasmettesse il suo Rec quando era in culla, ma da quando aveva memoria sì, il suo Rec le diceva sempre le stesse irritantissime cose. “Ma che cosa vi ripete, di grazia?” le domandò il gestore. La ragazza, assumendo una voce un po’ robotica, declamò le frasi che si sentiva ripetere da sempre:

“Non è abbastanza”

“A te una cosa bella così non succederà mai”

“Hai visto che brava lei? Hai visto che bravo lui? Loro sì che lo meritano”

La ragazza spiegò poi che quelle erano le frasi sempre presenti in ogni trasmissione giornaliera del suo Rec. A volte, a seconda del giorno e del contesto, potevano essercene altre – come “e se tu non riuscissi mai?” o “ti va sempre tutto male!” – ma che erano sempre varianti dello stesso deprimente e irritante tema.

Prima di venire al RiparaRec, la ragazza si era rivolta a tanti altri centri di manutenzione. Pensava infatti che doveva necessariamente esserci qualcosa di rotto dentro al suo Rec, altrimenti non riusciva proprio a spiegarsi quella nenia continua. Da ogni centro però aveva sempre ricevuto la stessa risposta: il suo Rec non aveva nulla che non funzionasse!

Il gestore di RiparaRec le chiese quindi di mostrargli il Rec in questione. Lo prese in mano, lo analizzò sotto la lente di ingrandimento, lo aprì, lo esaminò e lo richiuse.

“Signorina” disse il gestore alla ragazza, “ad una prima visita sembrerebbe che il suo Rec non presenti alcun malfunzionamento… per potercene assicurare tuttavia, le chiedo di lasciarmelo in osservazione per una settimana”.

Una settimana? Caspita… è tanto tempo… però farei di tutto pur di risolvere il problema, sono esausta! Glielo lascio!”.

La ragazza non aveva mai trascorso un tempo così lungo senza il suo Rec… pensandoci bene, si disse, non aveva mai trascorso nessun tempo della sua vita senza il suo Rec… era proprio una strana sensazione.

Il primo giorno che trascorse “da sola” la ragazza si sentì invasa da un gran senso di gioia e di libertà. “Che bello non sentire tutte quelle frasi e voci che mi fanno sentire piccola  come una formichina!” pensava mentre assaporava un silenzio a cui non era decisamente più abituata. “Che bello non sentire critiche ad ogni mio gesto né paragoni con quella o quell’altro!”, si diceva tra sé e sé.

Mentre si avvicinava la sera, la sua prima sera senza Rec, iniziò tuttavia a sentirsi irrequieta… e poi, mentre stava per mettersi a letto, eccole lì le vecchie voci che facevano ritorno: “non è abbastanza”, “a te una cosa bella così non succederà mai”. Le sentiva come se fossero un eco lontano di cui non si sa bene la provenienza, ma erano lì… Addirittura – e questo le sembrava veramente incredibile – le pareva a tratti di sentire la mancanza delle “vere” voci del suo Rec che ora giaceva chissà dove nel magazzino del negozio di riparazioni. Passò una notte quasi completamente insonne, rigirandosi ad ogni eco di “Non è abbastanza!” che sentiva.

Il secondo ed il terzo giorno li passò chiusa in casa, senza riuscire a liberarsi da quegli echi.

Il quarto giorno prese coraggio e decise di uscire e di andare al mercato. Una volta chiusa la porta di casa alle sue spalle, finalmente sentì gli echi svanire e si ritrovò in un piacevole silenzio. Le parse strano, come le era parso strano il primo giorno…

Arrivata al mercato, iniziò a girare tra le varie bancarelle. Non avendo il suo Rec vicino, si trovò inizialmente in modo inconsapevole a sentire quello che trasmettevano i Rec delle persone che le passavano accanto. Scoprì con stupore che il Rec del fruttivendolo trasmetteva frasi simili – fin troppo simili! – a quelle che trasmetteva il suo: “Non è abbastanza la vendita di oggi! Guarda quanto sta andando bene il macellaio!”. La ragazza non aveva mai pensato che anche altri Rec potessero pronunciare frasi dure come il suo.

Sentì poi il Rec del panettiere, che invece diceva cose davvero molto diverse dalle frasi a cui lei era abituata, frasi come: “Ottimo lavoro oggi! Guarda come stanno tutti apprezzando le brioche appena sfornate” o “mi sono proprio meritato di andarmene al cinema questa sera!”.

Passando di fianco al banco del pescivendolo, la ragazza sentì addirittura un Rec che – meraviglia delle meraviglie! – trasmetteva della musica! “Da quanto tempo che non ascoltavo un po’ di musica… oh che piacere!” pensò la ragazza, ammaliata da quei suoni nuovi.

Il quinto giorno, felice dell’esperienza avuta al mercato, la ragazza decise di andare in biblioteca. Anche lì, non avendo il suo Rec ad occuparle le orecchie, riuscì un po’ a sentire quello che trasmettevano i Rec degli altri. Sentì chi si motivava allo studio pensando a quello che avrebbe mangiato a cena, chi canticchiava, chi – come lei conosceva bene – si demoralizzava. Quello che la stupì più di tutto però fu il riuscire a leggere un’intera rivista senza doversi interrompere a causa delle frasi disturbanti che normalmente il suo Rec non mancava di presentarle, soprattutto quando lei cercava di concentrarsi su qualcosa d’altro.

Il giorno successivo si sentiva talmente in forma che decise di andare a comprarsi dei vestiti, esperienza che normalmente le richiedeva un enorme sforzo per cercare di ignorare le solite frasi del suo Rec, che in quei contesti diventavano ancor più insistenti del solito. Questa volta invece sentì silenzio, anche se dovette ammettere che non era comunque facile capire cosa le piacesse e cosa no, pur senza le critiche del Rec… riuscì però ad uscire trionfante dal negozio con una gonna ed una sciarpa nuove.

Arrivò così il giorno previsto per il ritiro da RiparaRec. La ragazza era piuttosto agitata quella mattina. Un po’, si diceva, le era mancato il suo Rec… al di là di quelle fastidiosissime frasi era pur sempre lo strumento in cui appuntava i suoi pensieri ed i suoi ricordi… però era anche tanto tanto spaventata all’idea di sentirsi nuovamente invasa da quelle odiose frasi criticone. Con questi pensieri che andavano un po’ da tutte le parti, la ragazza si avvicinò al bancone.

“Buongiorno signorina” la accolse il gestore porgendole il suo Rec. “Devo confessarle che non abbiamo trovato proprio un bel niente che non andasse nel suo apparecchio. L’esperienza però ci dice che a volte separare un Rec dal suo proprietario può aiutare, sa, a creare un po’ di spazio… Arrivederci e buona giornata!” la liquidò poi il gestore, passando a servire il cliente successivo.

“Creare un po’ di spazio?” si domandò la ragazza una volta uscita dal negozio. “Ma cosa vorrà mai dire?? Bah!”.

Intanto la ragazza si rimise gli auricolari e accese il suo Rec… “oh no”, pensò, “eccole che tornano le solite frasi… non è abbastanza… non ha funzionato… a te non va mai bene niente…”.

“Però aspetta” si disse la ragazza sconcertata “non sento mica solo quelle…”. Sopra le sue solite frasi infatti riusciva a sentire altro. Ripassando dal mercato risentì le frasi allegre del Rec del panettiere, poi, ascoltando la musica del Rec del pescivendolo si ricordò di una canzone della sua infanzia e – sorpresa delle sorprese! – il suo Rec rispose prontamente al suo pensiero facendogliela ascoltare.

Adesso sentiva tante altre cose oltre a quelle frasi che erano diventate così ripetitive da sembrare vuote, ora capiva le parole del gestore del negozio, ora c’era spazio per sentire altre cose, ora, finalmente, c’era spazio.

L’illustrazione è di ille_illustration