CràCrà era una ranocchia che aveva sempre tantissimi progetti che le attraversavano la mente. Periodicamente scopriva una nuova attività che voleva assolutamente provare: il corso di salto in acqua acrobatico, quello per diventare collezionista di fiori di loto, quello di canto gracchiato… Si entusiasmava tantissimo non appena scopriva una di queste attività e non riusciva a pensare ad altro per giorni. 

I suoi genitori le davano il permesso di iscriversi al nuovo corso, lei cominciava, felicissima, ma dopo qualche settimana a CràCrà accadeva qualcosa che non sapeva ben spiegare. Il suo entusiasmo, rapido com’era venuto, andava via e la nuova attività veniva interrotta.

“Certo che non hai proprio costanza CràCrà!” le dicevano mamma e papà. “Bisogna essere costanti per fare bene le cose! Come farai da grande se passi sempre da una cosa all’altra?” le ripetevano con preoccupazione. 

Per fortuna ogni tanto c’era la nonna a prendere le sue parti, osservando che tutto sommato CràCrà era una ranocchia e aveva bisogno di sperimentare quello che le piaceva.

Non che CràCrà si sentisse particolarmente preoccupata da quello che le dicevano mamma e papà. Ormai, si diceva, sapeva di essere fatta così, di non essere “costante” nelle cose. D’altronde era così felice quando scopriva qualche nuovo interesse da inseguire! Felice come se sentisse uno scoppiare di fuochi d’artificio coloratissimi tutto intorno a sé!

Però… c’era un però… CràCrà iniziava ad accorgersi che dopo lo scoppiettio di fuochi d’artificio, arrivava sempre un momento in cui tutto si spegneva, i fuochi andavano via e lei si sentiva fredda come quando lo stagno d’inverno si ricopre di ghiaccio. Quello era il momento in cui l’entusiasmo svaniva e solitamente lei sceglieva di lasciare l’attività che aveva poco prima entusiasticamente iniziato. Per fortuna non si sentiva così per tanto tempo, perché presto sapeva che si sarebbero riaccesi altri fuochi d’artificio insieme a una nuova emozionante attività da provare. 

Tra i vari progetti ed interessi, arrivò un giorno il turno del ballo. CràCrà aveva sentito parlare di questo nuovo corso di ballo da una sua amica. “L’insegnante è la famosa RanaClò! É bravissima!” le disse l’amica, non che ci volesse altro per convincere CràCrà a correre ad iscriversi. RanaClò inoltre era anche una cara amica della sua nonna.

La prima lezione le piacque tantissimo! Ecco che sentiva i suoi amati fuochi d’artificio dentro e fuori di sé! 

Dopo le prime lezioni, RanaClò iniziò ad insegnare alle ranocchie una coreografia. Era fatta di movimenti molto complessi e CràCrà, che era al suo primo corso di ballo, inciampava in continuazione nelle sue zampette. RanaClò, che era veramente una maestra brava e attenta, se ne accorse e la rassicurò sul fatto che fosse normale e che ci sarebbe voluto tanto esercizio.

CràCrà credeva a RanaClò, ma, senza poterci fare nulla, sentì che stava arrivando quel solito momento, quello in cui si sentiva fredda come lo stagno ghiacciato. Quando arrivava quel momento lì a lei ben noto, le venivano in mente anche alcune solite domande come: “ma ballare mi piace davvero?”, “se ci vuole tutto questo allenamento forse è perché non fa per me?”.

Il giorno della lezione di ballo successiva decise che in realtà preferiva stare a casa a riposarsi. “Ecco ancora una volta lasci l’ennesimo corso CràCrà, cosa dobbiamo fare con te? Ti stufi sempre…non sei mai costante…” disse la mamma un po’ sconsolata. “Beh se non le piace non le piace d’altronde…” osservò il papà.

La voce che CràCrà non andasse più alla lezione di ballo giunse anche alla nonna, che, quando la nipote la andò a trovare, provò a chiederle cosa fosse accaduto. “Niente nonna, lo sai, lo dicono sempre mamma e papà, io non sono costante, mi stufo”.

“Costante?” chiese la nonna, “e cosa vuol dire?”. “Boh, sai, quelli che non si stufano, che riescono a fare le cose per tanto tempo”. “Se è per questo anche a scegliere tante cose nuove ci vuole una bella costanza e non mi pare che tu ti stufi di farlo!” osservò la nonna. “Mmm non saprei… però mi succede così, sono tanto contenta quando scopro una cosa nuova, poi all’improvviso è come se mi venisse un gran freddo e contenta non lo sono più”.

“Beh sì, sentire freddo non è piacevole,  non fa stare contenti, specie se non si hanno cappotti o coperte a disposizione… per fortuna qui da me di queste ne abbiamo in abbondanza” sorrise la nonna indicandole il divano pieno di morbidi cuscini e calde coperte di lana. “Dai vieni a sederti un po’ qui che ti voglio far vedere una cosa”.

CràCrà seguì la nonna sul divano e la nonna prese dalla libreria un grande album di foto di famiglia. Le prime foto ritraevano la nonna da giovane, vestita nei panni di ogni sport e attività possibile e immaginabile: la tennista, la nuotatrice, la giocatrice di calcio saltato… e poi l’album continuava con le foto del papà da ranocchietto, anche lui in tantissimi panni diversi, “e ne ho ancora tanti altri di album così!” disse la nonna. 

“Sai CràCrà, anche a me i miei genitori dicevano quella parola lì, che non ero costante in quello che facevo, che mi stufavo… un po’ provavo tante cose, come te, perché le volevo provare per conoscerle, ma la verità è che c’era anche dell’altro”. “Che cosa? che cosa c’era nonna? Anche a te veniva freddo?”.

“La verità è che proprio non sopportavo quando sbagliavo, mi arrabbiavo tanto, quasi senza accorgermene, mi sentivo incapace e piccola come un girino  e volevo subito cambiare sport o attività. A volte le cose ci vengono facili, altre meno, a volte ci piacciono quelle facili ma a volte ci piacciono pure quelle difficili e poi, facili o difficili che siano, nessuno ha sempre sempre voglia di fare, a volte abbiamo voglia solo di stenderci sulle foglie a prendere il sole”. “Eh sì…” ammise CràCrà, che un po’ di voglia di non fare niente ce l’aveva anche lei ogni tanto.

 “Non si tratta di essere o meno costanti, è che siamo esseri della natura e gli esseri della natura si dispiacciono quando le cose non gli vengono bene… chissà forse quel freddo che ti viene… forse è un freddo di dispiacere”.

CràCrà ci pensò un po’ su e poi chiese “Quindi nonna, dici che dovrei riprovare ad andare al corso di ballo, anche se la coreografia non mi viene bene?”. “Questo io non lo so nipotina mia, magari la danza non ti piace, magari invece ti piace ma ti dispiace perché è anche difficile. Non ha poi così importanza che tu continui il corso di ballo o meno, importa però che non c’è nulla di sbagliato nel provare come fai tu, ma neanche nell’essere dispiaciuti quando le cose ci sembrano difficili, è naturale. A volte ci sembra tutto bello come ci fossero tanti fuochi d’artificio, a volte ci sembra tutto freddo come quando si ghiaccia lo stagno, ma la natura ha bisogno sia di fuoco sia di ghiaccio”.

CràCrà decise che il ballo probabilmente davvero non faceva al caso suo, però pensò molto alle parole della nonna e si trovò a ripensare al corso di canto gracchiato, alla gioia che aveva provato nel cantare. Quella gioia lì era un po’ diversa dall’entusiasmo dei fuochi d’artificio, era più una gioia calda come le coperte di lana del divano della nonna.

Provò a ricordare quando avesse lasciato il corso di canto e si ricordò di quei difficili spartiti che a lei proprio non venivano, che il maestro aveva iniziato a propinargli… risentiva freddo solo a pensarci, però, come diceva la nonna, anche il ghiaccio in natura serve. Così tornò al corso di canto e il caldo della gioia di cantare un po’ sciolse quel senso di freddo.

C’erano giorni che aveva tanta voglia di andare a lezione, a altri meno, ci furono periodi in cui smise per un po’, altri in cui era concentratissima. A casa, dopo che riemersero gli album di foto della nonna, di costanza non si parlò più, ma si cantò molto e si rise altrettanto, specie, quando tra gli album, si trovò persino una foto del papà con il tutù!

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