“Uffaaa, ma quanto piove!!!” si diceva tra sé la piccola Sara, guardando sconsolata la finestra, da cui scorgeva gocce e gocce di pioggia che non si arrestavano mai, ormai da qualche giorno.
“Mammaaa” gridò Sara andando a cercare la mamma che era indaffarata nella lettura di un alto plico di fogli. “Quando smette di piovere?” le chiese.
La mamma, senza riuscire ad emergere dalla pila di documenti, le rispose con un frettoloso “presto, presto Sara”.
Sara tornò alla finestra. “Presto” era passato, ma la pioggia era ancora tutta lì.
“Papàaa” sbottò allora Sara, andando a cercare il padre che era circondato da attrezzi e bulloni, intento a riparare chissà quale aggeggio. “Quando smette di piovere papà?” gli chiese. “Presto Sara, presto” gli rispose anche il papà. Sara tornò ancora alla finestra, ma di nuovo il “presto” era passato e la pioggia continuava a cadere.
“Mamma mi hai detto che finisce presto di piovere, ma presto quando?” tornò a chiedere alla mamma, che intanto era passata da un cumulo di documenti ai cumuli di polvere, che cercava di spazzare via con scopa e stracci vari.
Presa dalle sue attività e un po’ esasperata dall’impazienza di Sara, la mamma buttò lì un’altra risposta che sperava potesse placare la bambina: “finirà quando avrai finito di fare tutti i tuoi compiti!”.
Sara andò un po’ contrariata in camera sua e si mise a fare i compiti. Una volta finiti si precipitò a guardare impaziente dalla finestra: pioveva ancora.
“Papà ti prego dimmi, quando smette di piovere davvero?” andò a domandare al padre, che ora stava col naso incollato allo schermo del computer, intento a picchiettare velocissimo sulla tastiera. “Oh caspita Sara come sei impaziente… smetterà di piovere quando avrai rimesso a posto tutti i giochi nella tua stanza”.
Di nuovo Sara tornò in camera sua con la faccia contrita. Mise a posto i giochi e poi si precipitò ancora alla finestra pensando che, anche se detestava rimettere in ordine, almeno avrebbe fatto smettere di piovere. Invece, inesorabile, la pioggia continuava a cadere.
Stava quasi per andare nuovamente dalla mamma ma poi si fermò, intristita. Si sedette sul letto con le ginocchia rannicchiate e restò lì, in compagnia dei suoi peluche che non riuscivano tuttavia a risollevarle di molto il morale.
Arrivata ora di pranzo, mamma e papà riemersero dai loro molteplici impegni e si accorsero che era da qualche ora che Sara non si faceva vedere, cosa strana per la loro figlioletta che, come si dicevano spesso “non aveva di certo il dono della pazienza”. Dono che peraltro non avevano nemmeno loro, tanto impegnati com’erano.
Andarono a cercarla e la trovarono mogia mogia sul letto.
“Che ti succede Sara? Non ti senti bene?” le chiese preoccupata la mamma. Sara scosse la testa in segno di diniego.
“Sei arrabbiata per la pioggia?” azzardò il papà, che iniziava a ricordarsi con un po’ di imbarazzo l’ultima risposta data alla figlia, che l’aveva colto mentre cercava di terminare un’importante consegna di lavoro.
Sara fece cenno di sì e poi a voce bassa aggiunse: “vorrei che la pioggia non finisse con delle cose antipatiche come i compiti o il riordinare, ma con delle cose belle… come giocare con voi”.
Mamma e papà si intenerirono molto per quelle parole e si vergognarono delle risposte sciocche che le avevano dato prima.
“Scusaci Sara, ti abbiamo dato delle risposte stupide, non è vero che la pioggia smette quando…” iniziò a dire la mamma, ma il papà la interruppe posandole una mano sulla spalla.
“Dai Sara, chiedimelo ancora una volta” disse il papà. “Quando smette di piovere papà?” chiese un po’ titubante Sara.
“Non lo so” rispose sorridendo il papà, “ma speriamo che finisca dopo che avremo fatto una super torta di mele, così poi potremo andare a mangiarcela insieme al parco! E se proprio non dovesse smettere, beh vorrà dire che ce la mangeremo qui!”
Dopo aver pranzato Sara, la mamma e il papà preparano la torta di mele, quella con la ricetta della nonna, con una punta di vaniglia e tanta cannella.
Per certe cose, come aspettare che finisca la pioggia, ci vuole pazienza, è vero. Se però si può aspettare insieme, senza bisogno di risposte sciocche e con un buon profumo di cannella nell’aria, anche la pazienza viene molto meglio.