Nell’accogliente paesino di Benviviamo, da qualche giorno l’abituale pace era stata interrotta.
“Cosa era successo?” vi chiederete.
Ebbene, anche i cittadini di Benviviamo se lo domandavano, perché apparentemente non era accaduto nulla di straordinario, una cosa da niente, che succede in tutto il mondo continuamente: alla figlia dei signori Viola, che si chiamava anch’essa Viola – sì, l’avevano chiamata Viola Viola, gli era parso pratico – era caduto il primo dente da latte.
Non una cosa grave, come vi direte anche voi.
Una cosa da niente.
Eppure, da quando le era caduto il dente, la piccola Viola Viola era inconsolabile, irritabile, incontenibile!
Per essere più precisi, la piccola Viola non aveva avuto reazioni particolari alla caduta del dente. Era stato quello che la mamma le aveva detto dopo, quando Viola le aveva mostrato il suo dentino caduto, che le aveva scatenato dentro una furia che pareva inspiegabile agli occhi di tutti.
“Bene Viola, se ti è caduto il primo dente vuol dire che ora stai diventando grande” le aveva detto la mamma. A quel “stai diventando grande” Viola aveva sgranato gli occhi, puntato i piedi e dalla bocca le erano esplosi dei fortissimi “NO, no e no, non voglio diventare grande!!!”, che erano risuonati per tutto il paese.
I “no” erano proseguiti, crescendo per numero e forza, di pari passo ai “non voglio diventare grande!!!” nei giorni e nelle settimane successive.
I signori Viola non sapevano cosa fare. Il papà lavorava molto e, per sua fortuna si diceva, doveva preoccuparsi degli strilli della piccola Viola solo la sera. La mamma invece sentiva i “no” della figlia tutto il giorno e proprio non capiva come poteva calmarla.
Mamma Viola passava ormai le giornate a domandarsi: “Ma cosa le sarà preso alla mia piccolina? Perché mai dice di non voler diventare grande? È sempre stata una bambina così buona e io mi sono sempre dedicata a lei in ogni modo, stiamo sempre insieme quando non è a scuola, non capisco cosa possa avere!”.
Dato che Benviviamo è un piccolo paesino e che gli strilli della piccola Viola erano ben udibili da tutti, molte delle altre mamme cercarono di dare suggerimenti a mamma e papà Viola: “dovete lasciarla strillare, si stancherà”, “compratele un gattino, si distrarrà”, “rispondetele con dei NO ancor più forti, si ammutolirà” e così via.
Ma come tutti i consigli, quando sono non richiesti, anche questi non valsero a molto e mamma Viola si sentiva sempre più sola nel cercare di aiutare la sua bambina.
“Quel dente caduto proprio non ci voleva” si diceva.
Anche lei ne era stata un po’ disturbata in effetti. Ricordava che lei aveva perso i suoi primi denti da latte molto più tardi, non si aspettava che a sua figlia succedesse così presto. Forse in quel “vuol dire che ora stai diventando grande” che le aveva detto, quando Viola le aveva mostrato il dentino, c’era anche un po’ di dispiacere, perché a lei la sua Viola piccola piaceva tanto e non lo sapeva come sarebbe stata da “grande”.
Persa nei suoi pensieri, quel pomeriggio mamma Viola aveva portato la bambina al parco giochi vicino casa, nonostante le rimostranze della figlia per ogni sua osservazione.
“Metti la felpa che fa un po’ freddo” “NO”
“Bevi un goccio d’acqua che stai sudando” “NOO”
“Vuoi andare sull’altalena più alta?” “No, io sono piccola, sull’altalena alta non ci vado e non voglio diventare grande!” e così via…
Ad un certo punto mamma Viola si sedette sfinita su una panchina e lasciò la bambina ai suoi giochi senza aver la forza di farle altre domande.
Sulla panchina era seduto anche il signor Bianchi, il nonno di uno dei compagni di scuola di Viola.
“Mi scusi per le urla” si sentì in dovere di dirgli mamma Viola, “non capisco cosa le prenda… con tutti questi NO e la storia che non vuole diventare grande… mi scusi sono un po’ stanca e forse parlo troppo”.
“Cara signora non si preoccupi, non sarà certo qualche strillo di bambina a disturbarmi. Certo che è ben curiosa questa cosa che dice sua figlia, che non vuol diventare grande e poi dice dei NO forti e sicuri… proprio… beh proprio come una bambina grande!”.
“Eh sì ha ragione… mi han consigliato di tutto ma non funziona niente, è da settimane ormai che fa così”.
“Mi perdoni la domanda indiscreta signora” chiese cauto il signor Bianchi, “la bambina dice che non vuole diventare grande, ma lei invece?”
“Io?”
“Sì, lei. Lei vuole che la piccola Viola diventi grande?”
“Ma che domande, certo che sì! Vorrei che crescesse e che mi aiutasse e che mi possa stare vicino se dovessi averne bisogno, che abbia una sua bella casetta qui a Benviviamo come noi”.
“Capisco” disse il signor Bianchi “Quindi vorrebbe che Viola rimanesse vicino a lei?”
“Certo che sì!”
“Capisco” disse nuovamente il signor Bianchi e, dopo qualche minuto di silenzio, riprese parola: “Però lo sa signora, per poter diventare grande, la sua piccola Viola non potrà stare sempre vicino a lei”.
Mamma Viola non rispose subito, si guardò le punte dei piedi pensando che questo lo sapeva bene e che la intristiva molto. Sentì quello stesso dispiacere di quando la sua bambina la aveva mostrato il dente caduto. Quel dispiacere di qualcosa che sta cambiando e che non si sa più come sarà.
Il signor Bianchi intuì i pensieri della sua compagna di panchina.
“Sa cara signora, io credo che diventare grandi funzioni un po’ come quell’altalena lì, quella su cui Viola prima non voleva salire.”
Mamma Viola lo guardò con aria interrogativa, e il signor Bianchi proseguì:
“Per insegnare a un bambino ad andare in altalena, prima lo si dondola standogli molto vicino, poi un po’ più lontano. A volte, se si da la spinta troppo forte, quando l’altalena torna indietro ci si fa quasi male e ci si scontra se si sta troppo vicini. Altre volte, quando l’altalena va tanto in alto, sembra lontanissima e può far paura. Però senza quei movimenti di vicino e di lontano, e senza quel pizzico di paura, l’altalena non sarebbe un’altalena e i bambini non riuscirebbero a imparare ad andarci da soli e a divertirsi.” Mamma Viola guardava verso l’altalena pensierosa.
“Diventare grandi è così” proseguì il signor Bianchi, “si dondola vicino e lontano, a volte troppo vicino, a volte troppo lontano, ma solo così si possono prendere le proprie misure e il proprio ritmo… A lei piaceva andare sull’altalena da bambina?” le chiese d’improvviso.
“No” sorrise mamma Viola pensandosi bambina, “lo detestavo, mi faceva troppa paura se qualcuno mi spingeva troppo forte… infatti la mia Viola la spingo sempre piano piano” sussurrò le ultime parole a bassa voce, rivolte più a sé stessa che al signor Bianchi.
“La ringrazio molto” disse poi mamma Viola alzandosi “è stato bello chiacchierare con lei e grazie soprattutto per non avermi dato nessun consiglio!”.
Mamma Viola si alzò e andò incontro alla sua bambina, che era ancora piccola nonostante il dente caduto, ma che non sarebbe rimasta piccola sempre, lo sapeva. Sull’altalena alta un giorno avrebbe voluto andarci, sapeva anche questo.
Lei poteva scegliere se tenerla vicino a sé e alle proprie paure o se fare proprio come fa l’altalena, che va vicino, poi va lontano, che prima bisogna spingerla e poi va da sola.
Un’altalena che fa sì un po’ di paura, ma che fa anche sentire che andare in alto o “lontano” può essere divertente, può far scoprire panorami diversi, con la sicurezza che, vicini o lontani che si sia, si è legati sempre a chi ci accompagna nel mondo, da piccoli come da grandi.