C’era una volta una piccola scimmietta chiamata Momo, che viveva con la sua famiglia tra gli alberi della verde giungla di Platanà.
Momo era una scimmietta molto simpatica, andava d’accordo praticamente con tutti, era perlopiù ubbidiente con la sua mamma, Scimpa, ed il suo papà, Babbu. Era anche una scimmietta un po’ paurosa, o almeno così veniva considerata in famiglia.
Momo effettivamente aveva paura di diverse cose.
Le faceva paura saltare sui rami troppo alti. D’altronde, si diceva mamma Scimpa, anche lei soffriva di vertigini e quindi, beh, la si poteva capire.
Le faceva paura il rumore dei temporali. Anche papà Babbu però era molto irrequieto quando sentiva quei minacciosi tuoni, a causa di una brutta esperienza con un fulmine avuta quando era più giovane. Quindi, beh, la si poteva capire.
Le faceva paura andarsene in giro da sola. La giungla però è un posto pericoloso e quindi Scimpa e Babbu potevano capire anche quella paura.
C’era tuttavia una paura della loro Momo che Scimpa e Babbu proprio non riuscivano a capire, ed era peraltro forse la paura più grande della loro scimmietta: il momento di andare a dormire.
Quando arrivava quel fatidico momento, Momo era terrorizzata e iniziava tremare come una foglia. L’idea di starsene tutta sola nel suo lettino di liane intrecciate, per un’intera notte, era impensabile per lei, ma né la sua mamma né il suo papà riuscivano a capire come mai. Loro di problemi a dormire non ne avevano mai avuti e quindi, beh, come si faceva a capire?
Nonostante quella loro incomprensione, tentarono di tutto per aiutarla: misero sul loro albero delle lucine colorate, le decorarono la stanza con piccole banane adesive fosforescenti e, dato che nulla di tutto ciò sortiva effetto, finirono anche per darsi dei turni per rimanere a dormire vicino a lei.
Sembrava quasi che più Scimpa e Babbu si agitavano per aiutare la loro scimmietta e trovare una soluzione, più Momo facesse fatica a prendere sonno da sola. Scimpa e Babbu proprio non capivano.
Un giorno arrivò l’invito per un pigiama party da parte di una delle amiche di Momo. “Un pigiama party?” pensò mamma Scimpa leggendo l’invito, “ma come farà Momo che ha paura di dormire anche a casa sua?!”.
Anche Momo si impaurì alla vista dell’invito e avrebbe voluto che la mamma si inventasse qualche scusa per non farla andare, però le sue amiche non parlavano d’altro in quei giorni e le dispiaceva l’idea di sentirsi esclusa dai racconti del pigiama party se non ci fosse andata. Prese quindi coraggio e, davanti agli occhi sbalorditi di Scimpa e Babbu, annunciò che lei al pigiama party ci sarebbe andata.
Il giorno della festa era molto agitata, ma poi, una volta arrivata dall’amica, si sentì felice di essere lì e persino il momento in cui andarono a dormire fu molto meno pauroso del previsto.
Tornata da Scimpa e Babbu, Momo raccontò contenta di essere riuscita a dormire tutta da sola. I suoi genitori faticavano a crederci!
Quella notte però, con loro, fu di nuovo la solita storia e Scimpa dovette restare accoccolata al suo fianco per aiutarla ad addormentarsi.
Il giorno successivo Scimpa andò a cercare la mamma dell’amica che aveva ospitato il pigiama party, per capire per quale mistero Momo era riuscita a dormire da loro mentre a casa non ci riusciva mai.
“Che magia hai fatto alla mia Momo? Da voi dice di essere riuscita ad addormentarsi da sola mentre da noi è sempre impaurita ed è ogni volta una tragedia!”
“Ma no, nessuna magia” la rassicurò l’amica “Momo non era l’unica scimmietta ad avere un po’ paura prima di andare a dormire, però sapevo che ci sarebbero riuscite e che sarebbero state bene… gli ho dato la buonanotte, le ho lasciate da sole e quando sono tornata a controllare erano tutte belle e addormentate!”
“Come sapevi che sarebbero state bene e che sarebbero riuscite a dormire?” chiese Scimpa colpita da quelle parole così sicure. “Beh è semplice” rispose l’amica “siamo scimmie, le scimmie quando sono stanche dormono e fidati, dopo quel pigiama party erano delle scimmiette molto stanche!”.
Mamma Scimpa pensò che l’amica la faceva tanto facile ma non era così semplice la questione, “se fosse la sua di scimmietta ad avere paura non sarebbe così sicura di sé”. Scimpa insomma, continuava a non capire cosa capitasse alla sua Momo.
Quella sera tuttavia, prima del fatidico momento dell’andare a letto, Scimpa raccontò a Babbu delle parole dell’amica, di quella sicurezza che le aveva fatto credere di avere e decisero che tutto sommato potevano fare un tentativo. Scimpa disse a Momo di andare a lavarsi i denti e poi la accompagnò a letto rimboccandole le coperte come sempre. Poi, invece di farsi travolgere dai tremolii di Momo, si fece coraggio e le disse “buonanotte” voltandosi per andarsene.
Momo sgranò gli occhi e subito la chiamò: “ma mamma, davvero sei sicura che possa riuscire a dormire da sola? Io ho paura!”. Mamma Scimpa non era sicura per niente, ma se era sicura la sua amica forse un pochino poteva esserlo anche lei… Disse di sì alla sua scimmiettina e le disse anche che se avesse avuto bisogno di lei o del papà li avrebbe trovati di là. Le propose di far partire il suo carillon preferito, quello con gli elefanti che si illuminano, avviò la musichetta e poi uscì. Momo fece andare il carillon un po’ di volte, poi non si sentì più nulla e Scimpa e Babbu andarono a controllare.
Eccola lì, la loro scimmietta che dormiva, la loro Momo paurosa, che forse paurosa, pensò Scimpa, non era affatto. Quella che aveva avuto paura, e che a ben pensarci ne aveva ancora – guarda come stava tremando tutta per l’emozione! – era lei.
Adesso sì, anche quella paura, tutto sommato, si poteva capire.