NasoAll’Insù si considerava uno gnomo felice.
Se si incrociava con uno degli altri gnomi del bosco, capitava che questi gli domandassero “Buongiorno NasoAll’Insù! Come andiamo oggi?” e lui rispondeva sempre “Bene bene! Sono molto felice!” e aggiungeva spesso: “Hai visto come si vedono bene le montagne al di là delle cime degli alberi?” oppure “Vedi che magnifiche nuvole a forma di mongolfiera là in alto?”. NasoAll’Insù infatti, come avrai intuito, aveva sempre il naso puntato verso l’alto e lo sguardo rivolto a monti, nuvole, volatili, cime di castelli… tutto quanto fosse “insù” attirava la sua attenzione e gli sembrava bello e meritevole di farlo sentire felice. “Quasi troppo felice!” pensavano ogni tanto con un po’ di invidia, ma anche un po’ di stupore, gli altri gnomi del bosco.
A NasoAll’Insù comunque si voleva facilmente bene. Quando si passa la giornata a capo chino affaccendati in gnomesche faccende, fa piacere che qualcuno ci porti il naso un po’ verso cose altre e belle. Capitava spesso quindi che NasoAll’Insù venisse invitato a casa di uno degli amici gnomi, per starsene in compagnia.
Quel giorno in particolare, NasoAll’Insù era invitato a bere un the a casa di PensoSempre. PensoSempre era uno gnomo… come potremmo dire…? Ecco… molto riflessivo, beh sì, lo avrete intuito dal nome. Aveva l’abitudine di inerpicarsi in complicati pensieri su di sé, sulla vita degli gnomi e sul mondo, al punto che NasoAll’Insù, poco abituato al pensare e molto più abituato al vedere, faceva spesso fatica a seguirlo nei suoi gnomosi ragionamenti. Quella volta in particolare, quando uscì da casa dell’amico, NasoAll’Insù si sentiva la testa bella appesantita. Forse per quello o forse per sbadataggine, nella strada del ritorno nel bosco inciampò in un ramo e si ritrovò per un momento a gambe all’aria. Si trattava di una piccola caduta, nulla di grave, ma mentre tentava, dolorante, di rialzarsi, NasoAll’Insù intravide dietro di sé qualcosa di scuro, che lo fece sobbalzare di paura!
Non avrebbe saputo dire di che cosa si trattasse esattamente, ma avrebbe senz’altro saputo descrivere lo spavento che si era preso, uno spavento che lo fece correre a rifugiarsi a casa, con il cuore che gli batteva forte e il fiato in affanno.
Una volta a casa, NasoAll’Insù si sentì un po’ meglio, ma gli restò addosso una sensazione strana, come se si sentisse ancora inseguito da quel qualcosa di scuro che aveva intravisto nel bosco…
Anche nei giorni successivi il nostro gnomo continuò a sentirsi strano, inquieto… in alcuni momenti proprio impaurito! Non riusciva più a puntare tanto in alto il suo naso e a vedere tutte le belle cose che prima descriveva con piacere ai suoi amici, gli capitava invece sempre più spesso di osservarsi guardingo tutt’intorno, timoroso di rivedere quel qualcosa di scuro che non riusciva a definire… e a volte lo rivedeva! Quando capitava, gli veniva da correre via veloce anche se non sapeva bene da cosa scappasse… gli tornava il respiro affannoso ed il cuore gli batteva forte forte. Neppure a casa sua si sentiva più tanto a suo agio. Temeva che quando era da solo, quel qualcosa di scuro avrebbe potuto coglierlo ancor più di sorpresa. Cercava quindi di stare il più possibile in compagnia degli altri gnomi, ma anche quando era con loro si sentiva strano e non riusciva a vivere con piacere quello stare insieme… tuttavia, pensava, era sempre meglio che stare a casa da solo in attesa che quel qualcosa di scuro lo attaccasse!
Un giorno, nel suo peregrinare alla ricerca di qualche amico con cui passare il tempo, NasoAll’Insù finì a casa di TiAscolto. Era da un po’ di tempo che non andava da lui e, si scoprì a pensare, aveva quasi dimenticato come si stesse bene a casa dell’amico. Sarà che c’era il camino acceso ed un bel tepore, sarà che il divano era particolarmente morbido… NasoAll’Insù si sentì così ben accolto che finalmente, dopo settimane di quella sensazione di timore e di stranezza, riuscì a parlarne.
TiAscolto, come avrete intuito, era piuttosto bravo ad ascoltare e infatti ascoltò NasoAll’Insù con attenzione, mentre questo cercava di trovare le parole per descrivergli le sue sensazioni. TiAscolto non gli disse molto a riguardo, non gli diede illuminanti consigli, né il suo parere sulla faccenda, restò ad ascoltarlo e a ravvivare il fuoco nel camino e poi lo invitò a tornare a fargli visita la settimana successiva. NasoAll’Insù non si sentiva propriamente meglio una volta uscito da casa di TiAscolto, però, sarà per il camino o per il comodo divano, era contento di sapere che la settimana successiva ci sarebbe tornato… e così fece.
Anche durante la visita successiva, TiAscolto perlopiù ascoltò NasoAll’Insù che pian piano cercava di descrivergli meglio quel qualcosa di scuro che aveva tanta paura di vedere. Anche quella volta inoltre lo invitò a tornare, ed il loro appuntamento divenne un punto fisso delle loro settimane.
Ogni tanto TiAscolto domandava a NasoAll’Insù, con sincera curiosità, “che cosa ti fa paura?”, ma NasoAll’Insù non riusciva proprio a rispondere a quella domanda e gli veniva da dire che niente gli faceva in effetti paura, oppure che tutto gliela faceva venire… “io sono uno gnomo felice TiAscolto… non dovrei avere paura di nulla… eppure…” si trovava sconsolato a dire e a pensare, confortato però dallo scoppiettio delle ceneri nel fuoco del camino.
Durante uno degli ormai settimanali tragitti verso la casa di TiAscolto, NasoAll’Insù intravide ancora una volta quel qualcosa di scuro dietro di lui. Il cuore cominciò a battergli forte e gli venne una gran voglia di scappare a gambe levate, come ormai sempre faceva. Allo stesso tempo però, gli venne da pensare alla voce del suo amico che gli domandava “che cosa ti fa paura?” e gli venne anche una gran voglia di potergli rispondere per una volta. Resistette quindi al desiderio di scappare e, anche se solo per qualche secondo, riuscì a fermarsi e a guardare quel qualcosa di scuro dietro di lui.
“Ma…” si trovò interdetto a dirsi “questa… questa… Questa è la mia ombra!”. Corse poi via, ma questa volta non per la paura, bensì per la fretta di riferire l’assurda scoperta a TiAscolto!
“Ti rendi conto?” disse all’amico non appena si fu seduto sul suo bel divano, “Era di questo allora che avevo tanta paura? Della mia ombra? Come ho potuto essere così sciocco!”.
“Non è affatto sciocco!” gli rispose TiAscolto “per chi come te è abituato a guardare sempre all’insù, non è mica facile cambiare prospettiva, come per chi è abituato a guardare sempre all’ingiù è quasi impensabile guardare i bei panorami che descrivevi solitamente tu… a volte c’è bisogno di inciampare e ritrovarsi sottosopra per poter dirigere il naso verso quello che prima lo sguardo si perdeva. Inoltre le ombre, anche se sono le nostre, fanno sempre un po’ paura!”.
Nelle settimane successive, NasoAll’Insù continuò ad andare a trovare TiAscolto e a raccontargli quello che sentiva e che vedeva, ora che finalmente, quando lo assaliva quel senso di qualcosa di scuro, poteva fermarsi almeno un pochino a guardare cosa gli accadeva intorno. A TiAscolto ora poteva però anche tornare a raccontare le nuove scoperte che faceva guardando all’insù… Da quando aveva “scoperto” il mondo che c’era ingiù, gli pareva infatti di cogliere ancor più dettagli nelle descrizioni dei suoi bei panorami.
A volte invece capitava che NasoAll’Insù sentisse il desiderio di starsene da solo, nella sua casetta, lui e la sua ombra, che anche se non era bella come le montagne al di là degli alberi e anche se, tutta scura com’era, a volta lo spaventava ancora un po’, lo faceva sentire al sicuro, perché era sua e perché gli aveva fatto scoprire che il suo naso poteva andare in tutte le direzioni possibili e che, nonostante o proprio grazie a questo, si sarebbe comunque ritrovato sempre.