Cioppi era un piccolo scoiattolo molto vivace. Viveva in una foresta di querce, Querciallegra, e come tutti gli scoiattoli della sua età adorava passare il tempo a fare grandi salti e corse tra gli alberi, balzando da un ramo all’altro ed esibendosi insieme ai suoi amici in spettacolari acrobazie. Le sue giornate passavano veloci come fulmini, tra una gara di velocità e una caccia alle migliori ghiande, sempre in compagnia.
Un giorno però, tra le querce della foresta Querciallegra iniziò a circolare una malattia, di quelle che ogni tanto capitano agli alberi, che rende le cortecce scolorite e le radici indebolite. Il sindaco di Querciallegra, il tasso Bibò, chiese a tutti gli animali della foresta di restare per alcune settimane rintanati nelle loro tane, senza uscire, per dare modo agli umani di curare gli alberi ammalati, senza intralciarne il lavoro.
Cioppi inizialmente pensò che sarebbe stato divertente passare un po’ di tempo nella sua tana, insieme a mamma e papà, dato che di solito ognuno trascorreva la giornata impegnato nelle sue faccende scoiattolose. Anche per mamma e papà passare tanto tempo nella tana era una novità.
Trascorso qualche giorno e avendo giocato a tutti i giochi in suo possesso, Cioppi iniziò però a sentirsi un po’ irrequieto, un po’ “strano”. Gli mancava tanto poter scorrazzare tra gli alberi con i suoi amici.
Inoltre anche mamma e papà gli sembravano un po’ nervosi. Ogni volta che con la sua coda urtava qualche oggetto, la mamma sbuffava e gli diceva “Lo so che ti stai annoiando Cioppi, ma non ci si può far nulla… e un po’ di noia non ha mai fatto male a nessuno!”.
“Noia…” si ripeteva Cioppi tra sé e sé, “che strana parola… non è che l’abbia sentita dire molto spesso… però se la mamma dice che mi annoio, sarà così”.
Il giorno successivo, sentendosi di nuovo irrequieto e un po’ “strano”, Cioppi cercò la mamma per dirle: “Mamma, mamma! Mi annoio!”.
La mamma, che stava approfittando di quel rintanamento forzato per ripulire la tana da cima a fondo, gli rispose di nuovo che “un po’ di noia non ha mai fatto male a nessuno!”.
Cioppi allora tornò nel suo angolino di tana e iniziò a pensare che però, a lui, questa noia un po’ male faceva. “Mi sento solo senza i miei amici con cui giocare e senza i miei salti e le mie cose da fare” si disse intristito. La testa poi gli si riempì di altri pensieri e domande. Ad esempio iniziò a chiedersi “E se gli alberi rimanessero ammalati?” oppure “Se il sindaco Bibò ci dicesse di restare nelle nostre tante senza uscire per sempre?”. Così non si sentì più soltanto solo e triste, ma iniziò a sentirsi proprio impaurito!
Nel mezzo di questi paurosi pensieri, lo sguardo di Cioppi cadde su una ghianda dal guscio rotto che giaceva sul pavimento. “Questa noia” pensò “mi fa sentire proprio così, come questa ghianda dal guscio tutto rotto!” e così pensando gli venne da piangere.
La mamma, sentendolo, accorse subito. “Che cos’hai mio piccolo Cioppi? Perché piangi?” chiese la mamma. “Mamma tu dici che mi annoio, ma io mi sento anche solo e ora ho pure paura… mi sento come questa ghianda qui con il guscio tutto rotto…”.
La mamma capì quello di cui Cioppi parlava, perché anche lei in questa strana situazione si sentiva un po’ sola e un po’ impaurita, però lei era grande e i grandi hanno quasi sempre qualche “pezzo di guscio” che resta intatto. Che sia pulire tutta la tana o preparare da mangiare, i grandi trovano infatti quasi sempre qualche modo per non pensare alla noia e alle altre sensazioni che questa porta con sé. Per i piccoli come Cioppi, la mamma si rendeva conto che era un po’ diverso, perché i loro “gusci” sono più nuovi e quindi un po’ più fragili.
Così la mamma gli disse: “Hai ragione Cioppi, sentirsi annoiati fa sentire un po’ come questo semino dentro un guscio di ghianda tutto rotto… può far sentire un po’ soli e anche un po’ preoccupati, perché non siamo tanto abituati a sentirci così, presi come siamo di solito dalle nostre attività, proprio come il semino è abituato ad avere un guscio che lo avvolge e non sa cosa aspettarsi quando questo si rompe.
I semini fuori dal guscio però possono anche vedere e fare tante cose che prima, tutti coperti com’erano, non potevano né vedere né fare. Noi scoiattoli ad esempio, quando i gusci sono rotti, possiamo andare ad annusare i semini delle ghiande e portarceli più facilmente nella tana. Sai, anche la nostra noia è così, ci può dare il tempo di fare e vedere cose che prima non conoscevamo… tu che cosa avresti voglia di fare di nuovo? Possiamo pensarci insieme!”
Cioppi si sentì rassicurato dalle parole della mamma. Quelle sensazioni strane che sentiva non erano poi così strane se anche la mamma le riconosceva… probabilmente la noia era proprio fatta così! Mentre pensava a tutto questo gli cadde di nuovo lo sguardo sulla ghianda dal guscio tutto rotto ed ebbe improvvisamente un’idea per un gioco nuovo: “mamma giocherò a fare il dottore delle ghiande rotte!”.
La mamma sorrise pensando all’inventiva del suo piccolino e Cioppi iniziò a ispezionare con cura la tana per raccogliere tutti i gusci che trovava, mettendoli in fila e “visitandoli” uno ad uno. Nei giorni seguenti il dottore Cioppi divenne poi uno scienziato e poi un giornalista che intervistava ogni guscio inventando una storia nuova per ciascuno.
Gli piacquero così tanto questi nuovi giochi scoperti proprio da lui che, anche quando gli alberi finalmente guarirono, continuò a farli, tra un salto tra i rami e l’altro. Ogni tanto, specialmente nei giorni di pioggia o quando doveva restare nella tana a causa di un raffreddore, si sentiva ancora solo o un po’ preoccupato, ma ora sapeva che la noia era fatta anche così e che poteva contenere al suo interno tante sensazioni e scoperte diverse, proprio come un guscio di ghianda.